Il territorio montano carennese presenta alcuni nuclei abitativi rurali di notevole interesse, nonché quello che, per disposizione geografica, urbanistica e valore paesaggistico, è tra i più bei borghi prealpini lombardi: Colle di Sogno. L’abitato, di probabile origine Tre-Quattrocentesca, è posto a quasi 1.000 metri di quota lungo un’ampia sella tra il Monte Tesoro e il Monte Brughetto, ove corre anche il confine comunale tra Carenno e Torre De’ Busi; il suo affascinante toponimo, originato dal borgo sottostante, è in verità meno “poetico” di quanto sembri ma comunque assai suggestivo perché molto antico, dato che pare riferirsi alla radice indoeuropea “-ion” che indica lo scorrere di un corso d’acqua, probabilmente il torrente Ovrena che scorre verso Sud.
Colle di Sogno è formato da un compatto nucleo di edifici rurali disposti su due file rivolte verso gli opposti versanti e divisi da una stretta via che li attraversa con andamento zigzagante, in modo da rompere il vento qui spesso presente. Dalla via centrale dipartono altre viuzze di servizio a ulteriori stabili, mentre alcuni slarghi fanno da piazzette fornendo respiro al borgo e angoli di socialità per i residenti; in una di esse si può ammirare un pregevole affresco di Antonio Sibella, datato 1866, ispirato alla tipica devozione religiosa di matrice rurale del luogo.
Nonostante la maggior parte degli edifici sia stata rimaneggiata nel dopoguerra, l’impianto urbanistico originario è ben visibile e alcuni stabili presentano tutt’oggi interessanti elementi architettonici sovente di chiara influenza valdimagnina, come i tetti a doppia falda un tempo coperti dalle tipiche piode, i fienili con le caratteristiche porte a “T” o gli essicatoi per le castagne. La parte del borgo più rilevante in tal senso è quella a monte, denominata Camozza, che purtroppo è anche la più deteriorata dal tempo.
Da segnalare, nei dintorni del borgo, le formazioni geologiche visibili lungo la carrozzabile che sale da Torre De’ Busi, formatesi sul fondo dell’Oceano primordiale e per la loro unicità assoluta denominate “Formazioni di Sogno”, nonché i ritrovamenti di selci lavorate sulla sommità del Monte Brughetto, appena sopra la stessa carrozzabile, risalenti all’Età del Rame, tra 10.000 e 2.000 anni a.C., che indicano una antica e consolidata frequentazione umana della zona.